2. Perché Profumi di Damasco

Nella tradizione araba, si incoraggiano due delle più nobili caratteristiche umane (che ritroviamo poi riprese nella tradizione islamica): la generosità e la propensione alla accoglienza.

Queste si esprimono anche attorno al cibo.

L’ospite, durante la sua permanenza nella casa dell’ospitante, può gustare la più variegata offerta di prelibatezze. Si parte dal semplice tè aromatizzato, per passare a dolci, frutti di stagione, pranzi o cene a seconda dell’occasione, per ricominciare con il tè, dolci,  frutta ed concludere con un buon caffè aromatizzato.

Ecco, noi siamo cresciute vivendo queste esperienze, anche se lontane dai Paesi di origine, con madri e padri generosi, accoglienti e calorosi.

Grazie a loro, attraverso i pasti, abbiamo anche potuto godere dei loro racconti, di come e dove mangiavano una pietanza piuttosto che un’altra, del perché del nome di un frutto o un cibo. Racconti di come i nonni coltivavano molte delle verdure e dei frutti che consumavano e di come li distribuivano ai vicini. E i vicini stessi diventavano protagonisti di altri racconti. Il vicino, così tutelato nella tradizione, ricorre spesso nei racconti legati alla cucina.

Le nostre mamme ci raccontano sempre del ‘giorno del Yabrak’ (foglie d’uva ripiene). Tutte le vicine  si raccoglievano per aiutare chi tra loro decideva di preparare questo impegnativo pasto. Impegnativo perché solitamente si preparava per almeno 10-15 persone (tra figli, parenti di passaggio e vicini).

Insomma, attorno al cibo, in qualche modo, parte della cultura si costruisce.

Ed è questa cultura e tradizione, anzi queste culture e tradizioni, che vogliamo salvaguardare e trasmettere: quella siriana e palestinese in particolare in quanto ci toccano personalmente, ma senza limitarci.

Nate e cresciute in Italia ci sentiamo pienamente parte integrante della società, ma sentiamo di essere anche parte di altro che, seppur lontano, fa parte della nostra ricca identità.

E’ questa ricchezza che vogliamo restituire a chi vorrà seguirci e vorrà con noi interagire.

Perché abbiamo scelto il nome Profumi di Damasco?

Damasco è la città simbolo di quell’area geografica che era chiamata dagli arabi Bilād al-Shām ovvero l’area sirio-libano-transgiordanico-palestinese. Area che oggi viene impropriamente indicata come Medio Oriente anziché essere definita, in modo più appropriato, Vicino Oriente (oggi più usata in riferimento a culture quali quelle degli Assiri dei Sumeri o dei Fenici).

Damasco viene considerata una delle città più antiche al mondo, abitata in modo continuativo. E’ stata capitale politica dell’area ma anche prestigiosa tappa commerciale per secoli.

Damasco, insomma, come centro ed inizio del nostro viaggio culinario, per visitare man mano tutta la Siria e i paesi di Bilād al-Shām, alla riscoperta di antiche e nuove tradizioni ed espressioni culturali.

Buon viaggio!

6 Responses to 2. Perché Profumi di Damasco

  1. Maria

    Cara Alia e Sumaya,
    Che bello il vostro lavoro. Mi piace molto il viaggio attraverso le pietanze popolari per conoscere le popolazioni e la storia.
    Leggendo questa pagina mi fa tornare anche un po’ alle mie radici, in Portogallo. Sebbene sia dal lato opposto del vicino oriente, tante cose abbiamo in comune.
    Parlando di Damasco, mi è subito venuto in mente, che da noi c’è un frutto che viene chiamato appunto “damasco”, che è l’albicocca. 🙂

    • Alia

      Carissima Maria,
      grazie per le tue parole <3
      Bello anche sapere di avere tante cose in comune e questa curiosità dell'albicocca chiamata damasco 🙂

  2. Patrizia

    Complimenti per il vostro blog, Alia e Sumaya. E interessante la vostra cultura sia del cibo e delle vostre tradizioni.
    Potete dirmi qualcosa sulla cultura del Tè, che tipo di te bevete con spezie ecc. Come l’accompagnate e in che occasioni. Grazie
    Patrizia

    • Alia

      Grazie Patrizia!
      Per quanto riguarda il te’ lo si beve soprattutto al mattino con la colazione. Te’ nero in foglie, che in arabo è chiamato te’ rosso, da addolcire a seconda dei propri gusti.
      In Siria è il caffè che accompagna maggiormente la giornata o le visite tra amici.
      Ma un bicchiere di te’ non è mai disdegnato, magari anche la sera con un po’ di menta o un te’ di verbena.

      In Palestina si usa bere anche la Maramiya, Salvia Selvatica, sia sola che assieme al te’. Tipica nel periodo invernale.

      Inoltre ricordo che mia nonna aveva nella dipendenza anche tisane di fiori, molto probabilmente erano roselline, che si chiama Zhur. E teneva anche i peduncoli delle ciliegie, da preparare come tisana.

      Alia

  3. Silvia Lazzati

    Vi ho viste ieri sera nel programma di Chiara Maci , appena ho sentito parlare di Damasco ,Syria, Palestina ,mi sono tuffata nel programma ,amo profondamente la Syria o Damsco definita la terra dei camosci ,dei gelsomini ,ho anche delle amicizie la originarie del posto e il mio sogno è quello di poterci andare un giorno inschallah,anche perché io e questa mia grande amica che vive lì che si chiama Rascha,ci siamo fatte una promessa quella di mangiarci un gelato al pistacchio ,o qualche dolce al pistacchio assieme ,vi ringrazio per ieri sera mi avete fatto sognare .Sabha an nur

    • Alia

      Grazie Silvia.
      Ci auguriamo che il tuo sogno si avveri e che gusterai il rinomato gelato al latte e pistacchio di Bekdash, nel centro storico di Damasco!

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